Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 256
fa agua petrigna, se la bruscia e poi liquefà moderatamente
fa acqua salsa. Ma se la terra è troppo più accesa et
rinchiusa che i vapori non essalano, ma che in acqua si
suffogano mentre son fiamme, talché l’acqua è scottata
et fritta, in quelle accese croste di terra profondata viene
sulfurea. Se ne fa anchora bituminosa, aluminosa et nitrosa,
secondo che la terra in nitro alume o bitume si
converte; et l’acqua caldissima dentro quell’accensione si
genera, et esce fuora con la caldezza et sapore del minerale.
Et spesso dalla terra grassa et bituminosa le parti sottili
spremute si fanno oglio, et fonti d'oglio si vedono. Ma l’acque
dolci nascono non di terra bruciata et poi
liquefatta - come le salse -, ma di vapori spessati nelle
caverne della terra, sì come il fumo nel coverchio del
caldaio si converte in acqua: e da queste hanno origine
i fonti e da fonti fiumi. Escono i fonti sopra la terra,
doppo che sono di vapori spessati in acqua generati, perché
uscendo il vapor sottile, con cui sempre si generano i grossi
che si fanno acqua, seguono quello per ragion di vacuo e
di similitudine, come il sangue lo spirito che esce dalla vena
segata. Però sopra i monti con vehemenza si saltano. Et
nelle falde de monti per lo più si fanno i fonti et i laghi,
et da questi i fiumi, perché le concavità, dove i vapori si
condensano, son fatte dentro a quelli per l’elevation loro.