Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 271
grande unione che fanno i vapori grossi, se de i sottili et
caldi sono spogliati: sì che in un tempo perdendo il calore
e la sottigliezza, quasi seguitando quella et non volendosi
dividere, s'attaccano et s'indurano et d'ogni picciolo fresco
grandine fanno, perché il freddo gode della densità et si
moltiplica in essa. Però avanti a loro gran tuoni et baleni
procedono, essalando il sottile dal grosso, come l’estate
in Lombardia si vede.
[AVERTIMENTI.
a. Grandini si fanno l’estate cuocendo l’aere, e nelle marine;
dunque li gela la partenza del caldo. E non si fanno prima acqua
calda che poi sia gelata dal freddo, come dice Aristotele, pur confessando
nascere acqua calda, perché subito presa corporenza caderìa
senza gelarsi; e donde vien tal freddo, essendo per lui
l’aere caldo?
b. Per questa raggione il salnitro rinfresca e l’aceto ancora.]
[DISCORSO SESTO]
Della neve.
Le nevi poi in luogo freddo in tempo di freddo succedente
al caldo si fanno, quando lo scirocco mette in aria
calde nuvole et viene il freddo tramontano et le comincia
a combattere et a poco a poco le vince e gela.