Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 272
Però non nelle marine calde per la luce moltiplicata dentro
all’acqua si fa la neve come i grandini, né anco l’estate,
né sovente l’autunno et primavera, ma d'inverno; e senza
tuoni, perché non essala da lei la sottigliezza, ma resta
dentro col suo calore legato dal freddo, che la fa bianca
e molle né la lascia dal freddo indurare. Ogni neve, come
l’altre acque, pur è calda di natio blando calore, et benché
lo strano freddo la faccia parer fredda al nostro tatto di lei
più caldo. Però essa ingrassa i campi, è bianca e molle,
conditioni del calor nascente. Né il vino né l’olio agghiacciati
perdono il natio calore, benché sia legata la sua
operatione dall’esterno freddo. Così nessun altro
ente o liquore. Ogni liquore è conservato dal calor blando
e distrutto dal possente, e dal freddo ancora, che di liquore
lo fa durezza di ghiaccio, di christallo o di terra. Dunque
i liquori hanno essenza del calor blando. E 'l mare tutto
è caldo sendo salso, e tutte l’acque sono generate dal calor
di fumo caldo inspessato, et hanno sapor dolce proprio al
calor blando insipido simile al calor della lingua, e godeno
del moto operatione del caldo, et con la quiete morono. Et