Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 285

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[DISCORSO DECIMOSECONDO]
De i fulmini.
Quando i vapori sottili s'accendono, nelle nubi tonando,
in qualche cosa, le penetrano con la sottilezza, et risolvono
l’humore che dentro ritrovano et le parti manco porose;
le rimanenti poi stan secche et ritte, come avviene
a gli animali fulminati. Ma quando i vapori accesi sono
più grossetti, avampano le parti esterne, come i peli,
foglie, vestimenta, et dentro non penetrano per l’ottusità
loro. Mentre il caldo potente brucia le materie
terrestri, le vampe che sono vapori accesi, et i vapori, che
sono vampe morte, ingenerati dentro alle cose dalle parti
di quelle manco resistenti, venendo fuori convertono essa
materia in atomi viscosi et minuti, sì che la sodezza di
quella in minugge conversa, che s'appella fuligine, vien
tirata in alto da gli essalanti fumi, dove non potrebbe
gire se non fusse sminuzzata. Et questa è la materia
dei fulmini, i quali si fanno doppo molto caldo estivo di

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