Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 291

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[DISCORSO DECIMOSESTO]
Dell’iride.
Ma quando la nube s'oppone ma non sottostà al sole,
s'ella è rugiadosa, fa l’iride, la qual nasce dalle parti oblique
d'esso sole, et però fa semicircolo, ché quelle di sopra al
sole non spandono i raggi verso le nubi. Et per questo è
circolare, ché tale è il sole. Manda il sole in ogni parte
luce da ogni suo punto et per ogni verso, dritto et obliquo.
Ma dalle parti di mezzo al sole, che drittamente mandano
la luce alla nuvola, escono raggi potenti et bianchi,
non atti ad esser imbrattati et colorati. Dalle parti poi
di sotto al sole all’orizonte guardanti questi rai, uscendo
obliquamente alla nuvola rugiadosa, s'imbruniscono per la
sua materia, la quale ha sempre del negro. Et manco
s'imbrunisce la più viva luce, talché la prima riga dell’iride,
perché più è vicina al bianco dal mezzo sole usciente, è
punicea, cioè poco indebolita dalla materia; la seconda
appresso più stretta luce si fa gialla, perché più debole
essendo più s'imbratta; la dirittana è verde, essendo più
obliqua et stretta anchora. Et spesso sendo copia di vapor

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