Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 297

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fuori, nella parte di dentro può restar liquida, dove col
tempo indurando si sparte dalla prima consistenza et fa
pietra dentro pietra. Le pietre perfette di consistenza
equale si fanno di sciolti liquori, nondimeno diversi secondo
la diversità della materia liquida e del liquefaciente
liquore. Però altre sono trasparenti et bianche, come il
diamante, il christallo, l’humor christallino negli
occhi; altre bianche ma non trasparenti, come la corteccia
dell’ovo, il marmo, l’alabastro etc.; altre trasparenti ma
non bianche, come il topatio, smeraldo, rubino; altre né
bianche né trasparenti, come la turchina, il piperno, l’unghia
et altre communi. Le pietre della prima già detta maniera
si fanno di liquori ben superati dal caldo liquefaciente materia
equale in temperamento: onde dalla vittoria del caldo
ricevono la bianchezza, et dall’assottigliamento equale la
trasparenza. Così il vetro di materia fatta cenere, cioè
sminuzzata et superata et poi fusa da potente caldo, si
fa uniforme. Ma il sale e l’alume, che non hanno tutta
la trasparenza, di doppio liquore si fanno: uno
de i quali viene da vapor condensato et l’altro di terra
liquefatta. Et per questo tutte le trasparenze che sono
dall’acque sciolte hanno origine tale, come il zucchero, il

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