Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 301

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ma grossi, et però non trasparenti, che furo da lungo caldo
et moderato generati, il quale restando dentro rende la
materia bianca, ma non havendo forza d'assottigliarla la fa
opaca; sopravenendo poi il caldo o 'l freddo o ambidue,
s'indurano. Onde si deve stimare che i denti, la scorza
dell’uova, il marmo, l’alabastro e tutti legni et metalli
anchora non di liquor perfetti, ma di lubrica consistenza
et per nascimento non uguale in temperatura,
- sebene da calor uniforme prima generati di terra non
similare, ma molle lenta e densa -, siano originati et composti.
Et però sendo elli o dal caldo o dal freddo uniti
o da essi vicendevolmente agenti, quando son posti al fuoco
non si risolvono in tenuità et liquore tutti ugualmente,
ma ne rimane d'essi il duro non vinto, ma trasmutato alquanto
et in minutezze converso dall’essalante et rompente
tenuità, come la cenere et la fuligine di questi enti affermano.
Et le pietre di questa maniera prima che si fondano
si calcinano, et la calce è la cenere loro sì come la cenere
è la calce de i legni, imperoché essendo essi di
lubricosità e licore et fumosità composti, agendo il caldo
separa il licore convertendolo in fumo, et poi liquefà il
lubrico et denso loro fatto cenere et calce per la partenza
del liquore. Et perché su la cenere et calcina fece il calore
in questo separamento gran attione e diffusione della sua
sembianza, quando viene a liquefarsi ne fa vetro trasparente

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