Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 302

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per la vittoria del caldo sopra la materia uniforme,
onde era partita la difformità; et ogni cosa composta in
tal maniera non si fonde senza calcinarsi. Finalmente si
fanno i porfidi di diversi liquori insieme confusi, et però
colori tanti rappresentano quanti n'havevano i liquori
nascenti da materie diverse. Et questi si ponno
mettere con la quarta maniera non bianca né trasparente.
Nasce questa di liquor misto a lubricosità non vinta dal
caldo moderato et mista con altri fluori, overo di troppo
arsa materia et fatta negra et poi a gli altri licori mischiata.
Per questo i fluori non eguali di portione né da uniforme
caldo generati ma blando, - onde avvengono bianchi et
opachi ma difformi, in cui o da qualche parte di materia
o da tutta la faccia del caldo è coverta -, fuggendosene
la sottilezza in cui risiede il bianco, volto del caldo, si convertono
in cose né bianche né trasparenti, come sono li
metalli, i peli et altre cose simili. Similmente
in una sparsa tenuità conspersa da parti grosse minutissime
sì che non si veggono, qual’è la fuligine, partendosi
di essa qualche parte col forte caldo, rimangono
addensate le grosse minutezze in enti dissimili d'ogni
modo. E tutti i fluori, nascenti da terra o non ugualmente
vinta dal caldo o malamente vinta, diventano

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