Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 317

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ma le piante hanno tanto grosso spirito et humore che si
possono nutrire di liquor terrestre, et però restansi a
succhiar quello con le radici ove si nascono, perché
ne trovano più che altrove, sendo dal sole ivi generato
continuamente quello che prima generò per farne piante.
Hanno dunque per bocca le radici, la mocchia per ventre,
i rami per braccia, le fronde per capelli, la scorza per pelle:
e dentro vi stanno fibre et nervi assai pieni di spiriti, et
vene piene di sugo lor sangue, et poi più dentro è l’osso
duro pieno di midolla, onde si nutrica. Dunque
tagliando la scorza attorno secca ogni arbore, ma non
se il mezzo tronco loro si sega: salvo il sovero, che ha più
corteccie et per ammazzarlo bisogna arrivar sino all’ultima,
dove stanno i nervi et le vene. Fanno le piante fragili e
bisognose e basse le spine per difendersi da gli animali;
et alcune grandi pur s'armano, <benché senza tanto bisogno;
et alcune piccole non armano se non il seme, come
il fromento s'arma d'ariste contra i passeri e le spinacci
di triboli; e l’ortiche s'armano tutte. Vi sono alcune che
niente s'armano>, come molte nationi d'huomini sciocchi
combattono nude. Le viti poi et le zucche - che hanno

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