Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 318
l’osso debole - s'han fatto le mani per attaccarsi a i pali
et a gli arbori forti, e l’hedere le barbe, che in ogni
porosità si ficcano. Et in tutte finalmente si vede una
ragion mirabile di nascimento et vivere, dal primo Senno
loro seminata.
[AVVERTIMENTI.
a. Che le piante siano animali immobili di moto locale progressivo
diciamo, ma non di alterazione, d'augmento,
decremento, generazione e corruttione: i quali mutamenti si fanno
tutti con moto locale, andando parte a parte nell’augmento, e partendosi
nel mancamento, trasponendosi nell’alterazione e nella generazione
e corrottione, che sono fine della generazione perfetta.
b. La parte tenue dentro al corpo si dice anima nelle piante e
ne bruti, perché anima, ma fuori è spirito, cioè vento et aere.
Ma perché spira nel muover il corpo si dice anco spirito dentro, e
sta come nocchiero in nave nel corpo sua casa et istromento.
c. Sentono e vegetano le piante, onde separano l’amico nutrimento
dal dissimile, sugano quello che loro diletta, allegrano per la
pioggia dopo il caldo, hanno amicizia e inimicizia loro, e maschio
et femine alcune, patiscono posteme e vermi come gli animali,
né verme si farebbe di cosa non sentiente. Ho detto assai di
queste nel libro Del sentimento delle cose.
d. Aristotele nega il senso delle piante: e gli dà la vegetazione,
che non si può fare senza senso di fatto, come
Pitagora mostrò.]