Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 324

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solare, altre amiche - come l’olive col mirto - stavano,
altre nemiche come le viti con li cavoli per contrario
temperamento, <disse la Sapienza>:
[AVVERTIMENTI.
a. Le cose più imperfette sono fatte per le più perfette: onde le
piante per li animali, l’animali per l’huomo, l’huomo per gli angeli.
b. Aristotele niega l’Iddea, perché niega il Mondo esser fatto da
uno artefice a similitudine della sua Idea: ma con errore manifesto,
sì che tutta la natura li riclama contra. Né il simile
può fare il simile senza diffondere l’Idea della sua sembianza, né
il seme farebbe il simile a quello onde è deciso se non serbasse
l’Idea di lui. Dunque Aristotele negando l’Idea la viene a confirmare,
mentre dice che il simile non basta a fare il simile senza
Idea; et è schernito da' vermi nati di putredine senza il simile, ma
dall’Idea della specie, che è nell’Essere primo.
c. Sotto l’equinottiale di marzo e di settembre è state, ma
altrove una sola volta all’anno.
d. l’elitropia ha i pori dritti di nervi suoi verso il sole volti,
ne quali i spiriti avvivati dal sole a lui si volgono sempre; così l’olive
et i lupini mirano al settentrione quando il sole viene a Cancro, e
quando ei torna verso Capricorno a 25 di giugno volgeno le zime
verso mezzo giorno.]

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