Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 345

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dalla cotenna che cinge il suo osso senza rompersi. Ma
scendendo all’ossa et filamenta come vischio gonfiato si
distese da i pertugi che fece lo spirito per uscire
a basso, non potendo in suso, talché non mai potè uscire
affatto: onde a viver quivi restossi, et spesso tornava nella
testa, et si posava (d'onde nasce il sonno), et spesso correva
per li canali et ravvivava et moveva quelle parti (onde la
vigilia). Poscia sendo augumentato lo spirito cominciava
a pascersi del suo corpo, et struggerlo, perché in sottilissimo
fumo et invisibile sempre essala il calor suo, non mai
scordandosi di far quel che prima il caldo fece et sempre
fa, d'andare in suso al suo cognato corpo. Però pasciuto
il fluido del seme feminile onde il maschio si nutrica
primamente, cominciò dalle sue radici, le quali alle corna
della matrice, dove il fegato manda certe vene
prominenti, sono inserte, a succhiare del puro sangue: il
qual, cascando per la radice per lo buco detto ombilico
in abondanza sul principio tra 'l ventricello et la membrana
che divide il petto dalla ventraia, fece un fonte dove
tutte le vene s'immersero et parte d'arterie, et succhiavano
il sangue puro: et però diventano più larghe quivi
che non sono nella testa loro principio. E questo fonte

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