Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 357

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della testa: i quali non sono mai li medesimi,
perché altri n'essalano et altri si fanno a quelli simili, come
le fiamme della lucerna sempre paiono le medesime quantunque
spariscano, altre in sottilezza invisibile ridotte, et
altre si generino dall’olio che le governa mediante l’attività
del suo calore. Il medesimo avviene alle parti del corpo,
ma con più tardanza: altre parti n'essalano et altre se n'aggiungeranno;
et mentre queste sono più di quelle si fa
augumento, mentre manco, decremento, et quando equali,
stanno. Dunque lo spirito, antivedendo col consiglio del
Senno che doveva mancare il nutrimento dell’ombilico,
si fece la bocca et intestina, osofago, ventricolo, budella
et altre viscere, per poscia con tali vasi lambiccare
i cibi futuri più grossi e transmandarli dove è il bisogno
et annettarli. Però vene arterie budelle et vessiche tutte
hanno le fibre transverse, rette, oblique per transmandare,
per ritirare et per ritenere; et l’arterie furon più grosse
e di tre tuniche composte, perché havevano da tenere il
sangue più sottile; et le vene di due, per il grosso. Et li nervi
hebbero molta densità per gli spiriti et molte fila, perché
in ogni filo spirito ci fosse ritenuto, et non dentro un pertugio
solo, dove non harebbe potuto far molta forza al moto
futuro necessario a cercare il nutrimento. E perché fosse,
uscendo fuori della matrice, eccitata a cercare il

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