Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 375

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nella spongia del senso: imperò la natura si serve con gran
arte dello sputo per mollificare il secco cibo. Il qual sputo
nasce da quei vapori, i quali essalano dal ventricolo in
sù, et venuti alla cavità delle fauci si condensano
in acqua: la quale per la caldezza et 1'aria che dall’arteria
esce s'impregna di sottilezza et fassi ampollosa,
come appare, et mantiene humida la lingua per non contrahersi
disseccandosi et per pigliar il cibbo et trangugliarlo
con la sua lubrichezza senza fastidio. Et questo fu dalla
santa Monotriade primo commandamento, che ogni soverchio
et male servisse a bene, come della schiuma, cenere
et feccia e sero del sangue si disse.
[AVVERTIMENTI.
a. Il sapore non è forma, come Aristotele volle, ma virtù
attiva con la mole propria.
b. Quanto ci è nell’elementati ci è ancho nelli elementi: però
è falso Aristotele, che de elementi non saporosi fa sapore. Né nasce
il sapore dal secco et humido, cioè l’amaro da quello e 'l dolce da

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