Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 382

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Spesso avviene che, sendo lo spirito aggravato dall’aere infetto,
si varia il suo calore e dispositione tanto, che non
può cuocere li cibi et purgare il sangue della feccia, delle
fuligini et della schiuma, come soleva fare: onde avviene
che questi escrementi abondino dentro le vene et si putrefaccino,
onde poi lo spirito è forzato ad infervorarsi per
cavarli fuora, et questo fervore è la febre pestilentiale. Alla
quale, se gli humori sono abondanti, sogliono accompagnarsi
le posteme che si fanno nell’anguinaglie e sotto
l’ascelle. Per quelle parti porose e calde assai suole la
natura purgare la ventraia e '1 petto et la testa,
parti principali del composto: questo è quando il male
è intrinsecato per l’impotenza dello spirito a staccarlo.
Ma quando l’infettione non è molto grande, se l’accensione
si fa nel sangue, ne nascono li morbilli, che con
poco fervore lo spirito caccia alla cute; o se l’accensione è
nell’humor flemmatico tratto et spinto in fuora, fa i vaccioli
ampollosi bianchi. Ma quando la feccia et la schiuma
del sangue patisce accensione, se si fermano dentro vincono
lo spirito et ammazzano; et se sono mandati fuora
fanno rogna lepra et simili scaturiggini. Nel qual modo
anchora nasce il morbo venereo, che infetta lo

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