Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 398
del monte, instante si volga a l’altra et a l’altra, e gira
per tutto senza saper sé haver mutato sito, perché non al
proprio moto ma alla cosa bada. Così quando noi volgemo
un stecco acceso, si pare sempre appresentar un cerchio di
fuoco, sendo lo stecco sempre in un solo punto del tondo,
non in tutto. Altre cose si veggono direttamente, come
una lucerna, altre per rifiessione, come l’imagine dentro lo
specchio, altre per rifrattione, come un pomo dentro un
vaso d'acqua. Il quale si vede più grande, perché l’acqua
moltiplica la sua luce come fanno a noi l’occhiali, et in
un altro sito superiore, cioè dove la luce viene a rinfrangersi
uscendo dall’acqua a l’aria e dal grosso al sottile.
E però il remo dentro l’acqua pare rotto, ché la parte
lontana sua per la molta luce - che dentro l’acqua si raddoppia
- par vicina; e 'l pomo dentro un vaso d'acqua si
vede nella superficie da lontano, donde gittata l’acqua non
si vede. Ad altri animali altra luce è proporzionata, perché