Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 410

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dal suono tirato a farne un altro. Aspro suono fan le cose
disseguali et che si piegano per ogni verso, come la brattina,
che in ogni suo piego batte l’aria in diverso modo; voci
consimili le cose eguali, perché piegandosi una lor parte
tutte l’altre si piegano a quel verso, come una lamina d'argento;
voci gravi le cose gravi, le cui parti tutte
unitamente battono l’aere, come una gran campana et un
rovere; acute le sottili e dure, le cui parti piegate alquanto
indietro dal percotente tornano a spiegarsi urtando nell’aria
come di punta, come fanno li bicchieri di vetro, li
quali se sono toccati et non stanno pesoli non rendono
suono acuto perché non si piegan sopra l’aria, ma sopra
quel che li tocca si termina la sfera del moto. Et le cose
grosse - perché non si piegano - batten con tutte le
parti, come per piano, senza tornare a battere l’una
senza l’altre, havendo esse la continuità salda: però le corde
grosse del leuto suono grave rendono, perché, toccando
una parte della corda, tutte l’altre parti seguono
l’istesso moto, et essendo elleno assai, molt'aria et insiememente
movono; et la corda sottile per contrario poca
aria, et non con ogni sua parte batte. Più suono fan le cose

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