Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 416

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non «avanti», «primo» et «Dominico»,
come gl’Italiani pronuntiano in clima manco caldo. Anzi
il suolo particolare fa differenza: onde i Venetiani nel liquido
suolo pronuntiano «frio», non «freddo», «peccao», non
«peccato», «cavao», non «cavallo»; et i Lombardi loro contermini
pronuntiano voci mozze et con più consonanti per
la durezza del suolo, et perché lo spirito venendo all’aer
freddo nemico si ritira et non finisce la pronuntia. Et
questo si vede anchora nella mollezza della lingua fanciullesca,
virile et della vecchiaia differentemente variarsi, come
più nelle nationi. Quinci si avviene che meschiandosi le
nationi insieme variano le voci, et quel che per
natura significa parve a piacimento significare: e tanto più
che spesso gli huomini significano le cose dalle quali non
patiscono. Onde appelliamo Dio «spirito» dal vento e dall’anima
trasferendo il vocabolo, et un pesce «cane» perché
al cane s'assomiglia; et spesso confondemo la cosa onde
s'impone il vocabolo con quella a chi s'impone con significato
a piacimento. Et li principj sciocchi et il volgo senza
guida d'imitatione mettono i nomi a capriccio, senza consigliarsi
con legislatori et filosofanti imitatori della natura
et di Dio.Però il mondo è tutto corrotto così nel parlare

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