Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 433

Precedente Successiva

[AVVERTIMENTI.
a. Però le cose belle piacciono, che ci rappresentano la conservatione
e vita, e le cose brutte dispiacciono, che son segni di
destruzzione e morte; onde i stropiati, i vecchi et ammalati ci
spaventano, perché la nostra mortalità ci ricordono. E l’huomo
ama la donna bella, perché in lei meglio si serba il seme che nella
brutta e ci rende la prole migliore; e la giovane per il medesimo.
b. La bellezza dell’arte consiste nell’imitazione, perché ci
conserva imitando la natura. Onde più bello è l’Inferno di Dante
che il Paradiso, perché è meglio imitato, e più bella la vecchia dipinta
da saggio pittore che Venere da sciocco, perché
è segno di più bontà dell’arte conservativa. Imitando dunque
la natura fa le cose belle, quando somigliano all’Idea divina di
cui ella è imitatrice; e però il bello è fior del buono divino o naturale
o artificiale.]
[DISCORSO DECIMOSETTIMO]
Della natività dell’huomo.
Finito dunque tutto questo artificio nell’utero e cresciuto
per sei o nove mesi, secondo che più o manco il
calore è possente a compirlo et rinforzarlo, comincia ad

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche