Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 463

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f. La cosa che patì è disposta a patire il medesimo, come
l’infirmità fa notorio. Più questo avviene allo spirito, sendo più
passibile. Però sanati in Puglia quei che fur morsi dalla tarantola,
vedendo altri morsicati, pate lo spirito della vecchia passione
tanto che al corpo la communica, come la febre
pestilenziale dal aer allo spirito e dal spirito al sangue et indi al
corpo camina. Così la rabbia ne i morsi del cane arrabiato: di
cui tanto temono che nell’aqua per poca lineatura della propria
ombra pare che lo veggono, come frenetici nel muro lineato veggono
l’imagine non esistente.
g. La reminiscenza della mente è consimile a quella dello
spirito e si fa per moto più spirituale.]
[DISCORSO TERZO]
Della credenza et discredenza et opinione.
Non bastava a sapere il senso et la memoria, perché
tutto non si può sentire, ma ci vuole la credenza, con la
quale si assentisce a quei che hanno visto et esperimentato.
Onde accioché ogn'uno sapesse che in Roma ci
è Cesare stato, et Adamo, et il Mondo Nuovo, ci fu bisogno
che credesse lo spirito animale a coloro che hanno visto
et ne hanno date nuove in voce o scrittura. Così delle
cose divine bisognò si donasse credito a Moisè et ad altri

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