Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 473
appella «spetie», et delle communità «genere»,
come l’«animale», il «vivente» etc. Dunque la spetie è
la similitudine di molti <individui appresi come una cosa,
seben siano molte cose simili, et il genere è similitudine di
molte> spetie apprese come una cosa, benché siano molte,
per la somiglianza notata con nome generale: benché
queste unità di molti simili si faccino nello spirito corporeo,
perché vien mosso da quelli et affetto consimilmente
con una sorte di moto consimile. A i quali tutti dona
egli poi un nome commune, imitando con una voce per
mezzo dell’instrumenti vocali il moto che da quei ricevette.
Nulladimeno corrisponde questa communità ad un'Idea
della Mente divina, onde ogni consorteria di cose deriva
col grado della propria participatione. Contemplar
l’Idee, che sono diverse participalità della prima Idea, è
proprio della mente divina all’huomo infusa. La qual si
desta ad intender quelle per la somiglianza che trova in
queste, che nello spirito si fanno nell’apprendere le communità
delle cose. Et però havendo i bruti spirito corporeo,
hanno anche questa conoscenza delle cose simili,
ma non sì perfetta come nello spirito humano, nonché
nella mente humana. Imperoché non solo è perfettionato