Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 485

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al popolo. Et quando è in spirito più corpolento et
copioso fa attitudine alle mechaniche arti, di orologij, di
fabriche, di stampe etc. Quando poi non a compiacimento
ma a caso <nasce l’imaginamento nello spirito>, è vano
et dissutile: così il febricitante, vedendo nel muro ogni poco
di similitudine d'huomo o di bestia, perché ha poco spirito
et sottile, viene a patire da ogni minima somiglianza et
imaginarsi di vedere o huomo o bestia o altro. Di più
pigliando un pensiero, corre con quel moto che in lui s'è
svegliato et non si sa frenare. Però se il moto del
gallo in lui si destasse, pensarassi d'essere un gallo, et
manterrallo per vero, quando l’affetto è tanto grande che
non gli lascia conoscere l’altre dissomiglianze, laonde può discorrere
a conoscere la falsità dell’affetto. Il che avviene
al senso anchora: onde la lingua amara ogni cosa sente
amara. Et facendo un concetto vano sempre manterrallo,
finché lo spirito sta in quella passione soverchia. Però si
veggono per troppa ira o per troppa mestezza gli huomini
impallire: et spesso per troppo studio, che riscalda lo spirito

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