Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 486

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mentre si move con tanti moti investigando il dubbioso nel
certo o nel mezzo certo, et quando vuol ritornare a sé si
trova attenuato et non puote. Ma se non s'afficia
di un moto lo spirito sottile et piccolo per il caldo che
l’attenua et manda fuori, ogni cosa che gli si versa innanzi
lo move, et si passa di moto in moto senza stabilità, interrompendosi
ogni discorso per le fuligini et essalationi: et
questo si dice vanegiare. Ma non si perde la memoria
quando viene la pazzia dalle fuligini et malinconia, che
disturbano il discorso et guastano l’imaginativa: mentre
lo spirito teme da quella negrezza per veder cose monstruose
et paurose. Et credono ad ogni paura perché
l’hanno dentro: onde sempre si pensano che casca il cielo, et
ch'elli sian morti, et che venghi guerra contra a loro. Et
non perdono la memoria, quando sono infettati da humori
ascendenti al cerebro, perché lo medesimo spirito
resta affetto come l’essalante. Ma quando sono da caldezza
infocati, come i frenetici, diventano smemorati, perché
la sottilità dello spirito, sopragionta dalle passioni del morbo
mentre essala, non communica quel che sapeva allo spirito

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