Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 489

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l’inductione siano d'una potenza, et l’universale che è conclusione
sia fatto d'un'altra? Mentre dico, «Quest'huomo si
move, et quello, et questo etc., dunque ogni huomo si move»,
la conclusione non è del medesimo intelletto con le premesse?
Dunque ambi sono uno. Et il cavallo sa che l’orzo è buono a
magnare perché ha sentuto questo et quell’orzo esser buono, ma
non sa che l’orzo sia simile all’Idea eterna, come noi. Ai quali
pur Aristotile toglie questo intelletto dell’Idee scioccamente. Et
san Thomasso vide che la scienza in universale è languida più
che la sensitiva, onde dona a Dio la scienza d'ogni singularità.
Si risponde alla raggione d'Aristotile, che dice altra virtù sentire,
altra intendere, perché l’una è confortata et l’altra è
strutta dall’oggetto.
b. Le universali propositioni sono epilogo delle particolari,
et le definitioni sono della scienza delli particolari compendio, onde
sono atte ad insegnare altri che ci crede. Ma ad imparare essi

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