Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 496

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et intendenze et imaginationi, così anche dal piacere, ch'è
senso del bene presente, et dal dolore, ch'è senso del male
presente, ne vengono alcuni affetti, di bene et male presenti
assenti o misti, allo spirito recati.Et furono dati la
gioia e 'l dolore all’animale come due spie del male o del
bene, siché senza quelle subito perirebbe, perché senza piacere
non si magna né si opera, et senza doglia non s'appetisce
il magnare né si fugge il troppo caldo o altro male; et sono
dunque spie dell’amore e del senno alla conservatione primieramente.
Dunque si dice gioia et piacere il senso del bene
congiunto alla virtù sentiente, a cui seguita la fruitione
et godimento, ch'è consenso et conoscenza intrinseca.
Così la mente immortale, profondandosi nella conoscenza
di Dio, gode per l’unione del senso conoscibile et del
conoscente, sendo il godimento senso del ben congiunto.
Et le passioni della mente sono simili a quelle dello spirito.
Alla gioia seguita l’amore, ch'è desiderio del bene assente
dal senso: onde il suo oggetto è il bello, ch'è apparenza del

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