Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 513
et nella operatione augumentata.Dunque la virtù humana
è la purità dello spirito humano, che con l’uso si conosce
et cresce, sì come nel disusarsi si oscura.Et perché la
virtùè un mezzo di acquistare il bene per al
bene affettionarsi, et bene operare non potendosi far
senza facoltà naturali, perché ogni ente prima può et poi
fa, ne seguita che quante sono le vie ad arrivare al bene,
tante sono le virtudi.Non ogni bene è della virtù scopo,
ma il bene sommo, per lo quale si debbono lasciare tutti
gli altri, imperoché naturale è all’huomo, essendoli anteposti
più beni, d'applicarsi al megliore, come più ad un scudo
che ad un carlino. Ma quando i beni sono uguali, dubita
con sé stesso qual debba prima pigliare, non potendogli
ambidue; et quando ha determinato la miglioranza, s'attacca
senza più dubitare al meglio. Può anchora abbracciare
il manco buono apprehendendolo come
miglior buono, perché con meno fatiga l’acquista et più
presto. Quinci si conosce ch'egli sia libero ad eleggere,
et volere e disvolere: ma non nello esseguire et patire,
perché quante sono le cose opposte tante lo ponno superare
et disviare dall’essecutione, et quante sono le più possenti,
ponno travagliarlo; anzi e le manco possenti, perché il
pulce anchora può togliere il bene del sonno. Perché la
purità è virtù che segue il bene et fugge il male, et il bene
et il male sono misti con travagli con disgratie et difficoltà,