Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 524

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la generatione esser cosa santa et il suo atto esser sacramento
naturale, perché la natura e Dio vuole che, sì come
altri ha fatto che noi siamo generandoci, così noi produciamo
altri, affinché il corso della natura a noi non si spegna.
Commanda anchora che noi non troppo usiamo l’atto di
venere, perché se ne vanno i nostri spiriti fuori et, il corpo
restando debole, ci ammaliamo, perché non si può nudrire,
et il cibbo suffoca il poco calor nativo, et si fanno spasmi et
ethicha. Manco si deve usare molto poco, perché
il ritenuto seme genera satirismi, suffocatione d'utero,
pazzie et simili cose, sendo dentro tenuto scaldato et convertito
in humori acri et velenosi, i quali, per il corpo scorrendo,
lo pungono con diversi morbi, et arrivando alla
testa fanno visioni horribili, se la notte da per sé non esce
il seme - mentre prurisce, et lo spirito corre a godere
il prurito - et essala all’appresa imagine falsa o per
l’urina, come avviene alli Religiosi. I quali non perché
sia male la generatione han cura della virginità et continenza
da venere, ma perché questa conservatione di loro
in figli naturali han cangiato con i spirituali, sprezzando

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