Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 550
regnare, altri di mente savij et deboli di corpo per investigare
le scienze et religioni, altri deboli et vili in ambe le
parti per servire. Dunque congregandosi in una per agiutarsi
l’un l’altro dalla fame et pioggia et caldo e dalle fiere
et altre ingiurie, sarà bisogno che habbino regola tale che
ciascuno mantenga il suo essercitio, sì per l’util proprio sì
per il commune: et questa chiamo giustitia, inestata
nelli spiriti puri, la quale insegna gli huomini a vivere
insieme et rendersi l’officij l’un l’altro, et che ogn'uno
faccia quello a che è nato et goda quei beni che ei s'acquista
con virtù et non con vitio. Et quando ciò non fanno
li punisce con pena, et quando lo fanno con premij gli
accarezza. Et per distoglierli dalli beni vili per cui
combattono dimostra l’Eterno, imitando la mia sapienza.
Però ho instituito un giorno di giudicare i beni et mali
fatti.» Et {il Senno} soggionge questa oratione: «O anime che io
semino ne i corpi humani, ricordatevi di far una