Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 556
disse Jothan, che l’arbori parlando si volevano fare un Re;
et la fintione di Natan a David per utile di questo finta.
Il che non è, perché non è fatta a dire quel ch'è nelle parole,
ma quel che le cose per le parole significate poi significano
a bene di chi legge et ascolta. Vanissimo anchora
è il giuramento di Agamenone et di Herode, né
si doveva osservare, perché Dio chiamato in testimonio in
cose irragionevoli non viene, come il Senno insegnò all’anima
nostra.
[DISCORSO VENTESIMOSESTO]
Della beneficenza et suoi contrarij.
Disse il Senno che non bastava la giustitia et la verità
a mantener la Republica, ma ci vuole l’amicitia: et per
far questa ci voleva prima la beneficenza, ch'è virtù assai
più di quella generosa, procedente dalla sembianza di Dio.
Questa fa bene a chi merita, et con danno di sé medesimo,
quando il ben di colui a chi si fa eccede il nostro