Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 120
né volle andare al Sinodo pur de vescovi nemici, vedendo che
era contra ius l’essere giudicato da manifesti giudici nemici venduti
alla potestà laica. Ma se forza si fa nelle parole di san Paolo Omnis
anima sublimioribus etc, ne segue che non sendo al mondo più
sublime potestà della pontificale, tutti siano a quella soggetti, e tributarij
i prencipi e vassalli loro. San Thomasso dice che l’essention
delli clerici sia dalli prencipi, ma non nega che sia pure de iure
naturae e divino, come appar per tutte le historie christiane e gentili.
Hor rispondo a quel che dicono, che Christo renuntiò il giuditio
di cause secolari ricercato che dividesse l’heredità, che da questo non
segue che egli non sia giudice in temporalibus, né il suo vicario; ma
di ciò ei disse: Quis me constituit iudicem inter vos. Dunque volle dire
che Dio non lo mandò a giudicare le cose secolari ma solo predicare
e forsi giudicare le spirituali. Io rispondo che Christo non era confirmato
ancora nel dominio temporale che s’aquistò iure redemptionis
nella morte, e non era antiquata la legge mosaica, né promulgata la
christiana, né authorizata fino a quel punto che disse: Consumatum
est, come tutti theologi con san Paolo espongono. Dunque per legge
dovendosi giudicare, ricusò il giuditio della vecchia legge, non della
nova. Ma ben {Christo} donò consiglio subbito a quel giovene evangelico,
dicendogli che non consisteva la felicità humana in aver molta
robba, e li mostrò quanto era diverso il suo giuditio da quel che cercava
quel giovene; perché Christo era venuto non per dividere la
robba ma per accomunare, come si vede nella sua republica instituita
in communità, e poi seguita in communità dagli apostoli simile
alla socratica. Pur quando gli disse un altro: Magister bone, egli
rispose: Quid me vocas bonum, nemo bonus nisi solus Deus. Dunque
potria alcun negare che Christo sia bono, o dir che non è Dio per
questa parola; come inferisce Macometto. No. Hor così dico, che
rispose al medesimo modo: Quis me constituit iudicem, quasi volendo
dire che prima doveva essere conosciuto per vero Messia, perché
allhora si saria scoperto che era Dio et huomo, re e giudice, a questo
et a quello bono assolutamente, e per tale lo conobbero gli apostoli,
e così lo chiamaro Iudex vivorum et mortuorum: li vivi sono giudicati
da lui per il suo vicario, li morti poi da lui stesso nell’universale giuditio.