Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 98
et Christo soggiunse: sufficit, né lo riprese mai, che portava il
gladio, et è da stimare che non quella sol volta, ma quasi sempre
portava quelle coltella marinaresche et che sia vero, con quelle tagliò
l’orecchia a Malcho. Né fu detto da Christo, che non le portasse,
ma: Pone gladium tuum in vaginam. Et dicendo tuum, si chiarifica
che Pietro haveva gladio proprio, et la raggione di Christo era,
perché doveva morire et non voleva s’impedisse la passione. Onde
segue: Calicem quem dedit mihi pater, non vis, ut bibam illum. Et
l’altro evangelista dice quest’altra raggione Quia quicumque acceperint
gladium, gladio peribunt, sendo che non si dovea pigliare contro
raggione né quando non fa profitto, perché Pietro mettendosi
contro tanta gente poteva essere ucciso da loro, e la guerra giusta
non si deve fare se non con forze sufficienti a punire li rei, dice san
Thomasso, et Bonifatio ottavo nell’extravagante Unam Sanctam
conobbe ambidui gladij nella Chiesa, et san Bernardo, pure da lui
allegato, et ognuno, che crede Christo essere il Messia. Et David: In
matutino interficiebam omnes peccatores terrae. Et Agostino contro
Donatisti approva questo uso del gladio, benché prima fusse stato
di contraria openione, come egli dice. Ma che più. Dice l’Apocalisse
a Christo: Fecisti nos Deo nostro regnum, et sacerdotes. Dunque il
regno, el sacerdotio, e il temporale e spirituale dominio et gladio
viene da Christo incarnato, et non solo per legge di natura, come
dice Soto. Vero è che si converteranno le spade in vomeri, quando
tutto il mondo fia di Christo, come si va facendo.