Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 446
Mondo novo e vecchio, tutto va in debiti e spie e piazze morte e pensioni,
e a vane spese. E li soldati e quei che faticano per Spagna non
son pagati. Il Re sta sempre in debito grosso con Genevesi, e se quelli
non vonno darli più, lui è perduto. Ma l’avarizia di Genuesi cieca lo
mantiene. Però quando Genua aprisse gli occhi e cognoscesse che la
conservazion della potenza e sostanza di questa Monarchia pende da
loro, e non loro da Spagna, ricuperarebbe quanto tiene Spagna di
Genua, e lo tirarebbe a meglior patti. E quel ch’è peggio, li soldati e
chi fatica per Spagna non è pagato. E li denari son distributi a boffoni,
a femine, a piazze morte, a religiosi e gente traditoresca, e il più è
rubata da quelli che tengon conto dell’azienda reale, che fan le significatorie
contra quelli, e non si pagan mai. E però li successori fan lo
stesso, tanto ch’in Napoli mostrò un razionale che di significatorie
occultate in 20 anni il Re avea perduto 14 millioni: pensa di quelli,
che non fur significati nei lor latrocinii.
Item, se in dui anni mancassero le flotte dell’Indie per l’infida
navigazione, Spagna è forzata far quel che Genua vuole. Ma cede
Genua, perché non sa quanto essa può e che se resiste a Spagna, questa è
perduta affatto. Tutti gran principati, come fu Roma, Persia, Assiria,
Venezia e altre più note, han tenuto sempre il tesoro per li gran bisogni e
per quando non si può raccogliere il denaro, come suol avvenir nelle
pestilenze del cielo, nell’inondazione di barbari, nel naufragio di tesori.
Ma Spagna non ha tesoro alcuno per tali bisogni, e tanto oro nel
Mondo novo più tosto ha ingrassato li regni a lei contrarii, che fatto a
sé bene. Imperoché non pernotta in Ispagna il tesoro della flotta, ma