Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 584

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che li tengano per sé con migliori e più sicure condizioni che non han
da Spagna.
Item, minacciar loro guerra da ogni banda se resisteno a i liberator
d’Italia e al ben publico, e condannarla come rea di questo male e di
quel che fecero, quando traghittaro d’Asia in Europa 40 mila Turchi,
per 40 mila zecchini, onde è venuta la ruina della Cristianità.
Item, se non obbedisce al primo, bisogna tener i passi per dove da
Genua passa l’aiuto a Milano, se prima da Milano si cominciasse la
guerra.
Item, tener la Valtellina ben munita e con vigilanza che non possa
andare aiuto in Italia da Germania, et e contra. E queste due cose bastano
a ruinar questo Imperio: idest, la Valtellina e Genua. Ma perché
Genua saria aiutata da Spagnoli, e l’impresa è longa, è necessario combatter
Napoli, o Milano, se l’occasion più lo porta, e tener la Valtellina.
Il cui difetto fu causa che l’Imperio non sia mutato da casa d’Austria
in altra nel nostro tempo, quando si lasciò passar il duca di Feria e
il Cardinale Infante, come fu la ruina d’Italia, quando passaro i
Todeschi contra Mantua.
Senza dubbio il re di Francia può far ducento mila uomini di
guerra, e in intrando in Italia sol con 50.000 nobili può scorrerla tutta
fin a Napoli, come fece Carlo VIII. Ma per non patir poi quel che
Carlo VIII nel Taro, è necessario con verità metter Napoli in man del
Papa, o in sua libertà: perché li principi d’Italia, dubitando che i Francesi
volesser soggettarli

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