Tommaso Campanella, Poetica, p. 364
Non deve frangersi in nessun caso, come Cesare – né
per essere in mano de’ corsari; né
per trovarsi sbattuto
dentro una barchetta in mezzo all’onde procellose; né
per
vedersi assediato e affamato sopra il fiume che corre
in Spagna; né per trovarsi nel
palazzo di Tolomeo traditore,
circondato da un esercito, egli solo; né per essergli
bisogno nòtare molto mare poi, cacciato da’ nemici
da Alessandria, e con un mano
ferir l’acqua e con
l’altra portare i suoi Commentarii, che
guerreggiando
componeva – si franse mai, ma sempre più ardito si dimostrò,
a
dispetto degli avversari e coraggio de’ suoi.
Questo è vero soggetto da poeta, e non
Agamennone, a
cui benché Omero attribuisca molte virtù ch’ei non
aveva, e
favoleggiò quante n’ebbe con verità, non come
il Cesare di Lucano, ma spesso si desperò
dell’impresa,
fu senza misericordia a coloro che gli domandarono la
vita, mise mano in
uomini vilissimi, fu avaro tanto, che
più attendeva alla preda che al combattere.
Deve anco il duce esser vigilante e accorto e dormir
poco, onde Omero:
At non magnanimior dormitabat Ulisses;
non deve essere ripreso con ragione vera in presenza, come
Solimano da una femina
appresso il Tasso, sebbene
a lui fu lecito, parlando di un principe nemico, quantunque
l’avesse fatto prudente; ma da Omero è vergogna
a far che Agamennone sia ripreso
di viltà, d’avarizia e
d’incontinenza e libidine da tutti di sua corte, con poca
riputazione del principe: però è assai migliore Ulisse
nell’Odissea ed Enea in Virgilio, Goffredo in Torquato
Tasso e Carlo Magno
nell’Ariosto.
Doppo, il poeta deve introdurre una persona fidelissima
al principe per adoperarla ne’
suoi negozii e averla
sempre avanti, come Agamennone tenne Alessandro
suo
fratello, Enea Acate, Goffredo Baldovino: uomini
accorti, pronti a muoversi a tutti i
servigi regi, taciturni,
fedeli, mai lontano dal suo fianco. Importa ancora, formando
una compagnia fornita di repubblica militare, aggiongere
fra molti cavaliere e
capitani dell’esercito un