Tommaso Campanella, Poetica, p. 368

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sebben restate troppo a dietro a coloro che hanno la
regola immediatamente dalla madre natura, libro di
Dio, da cui s’impara ad imitar saggiamente, perché da
Omero e Virgilio, che sono suoi discepoli, non potrete
imparar tanto che trapassiate li vostri maestri, come fareste
andando a maggior libro e più vero del loro, da
cui essi sovente deviôrno.

Rende ammirabile ancora il poema l’introdur una o
più femine illustri, con le loro schiere o senza, a guerreggiare,
che usano la spada invece di conocchia, e l’elmetto
per gonna, e la lancia in luogo di fuso, perché tutte le
cose straordinarie recano maraviglia, purché non eccedano
tanto il vero, che paiano burlevoli, come quelle
del Boiardo: Omero mette Pentesilea con le Amazzoni,
Virgilio mette Camilla dalla parte contraria, a cui risponde
la Clorinda del Tasso, il quale, se bene guardate,
si sforzò fare un poema composto dell’omerico e del
virgiliano, più bello di loro; e queste, quali imitò divinamente,
l’Ariosto l’ha poste da una parte e dall’altra,
come fu Bradamante e Marfisa, e bene tutte. Ma perché
ne’ nostri tempi vi è la diversità della religione, la quale
non fu a tempo de’ Greci, han fatto bene i nostri mostrare
che le donne sagge e li cavalieri gentili e valorosi
dependono dalla stirpe cristiana, ove santa repubblica
s’osserva; e però essersi ravvisato a tornare alla nostra santa
legge, come i pompeiani per la bontà di Cesare divenivano
cesarini, così anche Scanderbech; nonché Ruggiero,
Marfisa e Clorinda, e nel Boiardo Agricane esser
fatti Cristiani, acciò sempre [duri] la memoria della nostra
religione e del buon modo di vivere, che alletta
ogni cuor barbaro, se non è ostinato. Però han fatto bene
in questo.

Le [donne] bisogna descrivere magnanime, crucciose,
innamorate dello bello valore in presenza degli amanti e
convenientemente belle; onde usavano gli antichi Persiani,
per testimonio di Senofonte, menar le donne in
guerra per accender gli animi de’ soldati a gara di non
esser superati nell’armi da una donna, e per amor di
quello [onore], il quale vivifica i cuori, si eccitassero a

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