Tommaso Campanella, Poetica, p. 372

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che li giovi le giuste imprese, sì ancora perché
i suoi prendano fiducia, la quale è la metà della gagliardia;
e pertanto devono precedere le solenni benedizioni
del sacerdote, l’oracolo divino, i bandi della guerra
giusta, come usavano i Romani prudentemente, onde
in guerra perciò divennero grandissimi; e Omero tutte
le solennità e sacrifizi e oracoli fa precedere, e a tutta
la guerra, e alle singolari battaglie di Menelao con Paride
e d’Ettore con Aiace. E però si deve servire questo
nostro eroe e introdursi dal poeta a servirsi dell’usanza
della religione paterna, e appresso noi degli oracoli d’uomini
pii, come l’Ariosto introduce li romiti e il Tasso
Pietro Eremita, il quale con verità fu presente e buona
caggione che l’impresa si eseguisse. Ma il primo capo di
questi oracoli, instromenti di Dio, è il Sommo Pontefice,
il quale è interprete di Dio, di cui si servì Carlo Magno
nell’imprese sue, come Goffredo d’Urbano e li Romani
de’ loro; ma pazza cosa sarebbe, cantando guerre
de’ nostri, introdurre oracolo d’Apollo e d’altri stranieri
dèi, a’ quali non credemo. Le buone riuscite sempre si
devono attribuire alla divinità, mediante la giustizia della
causa e l’occasione de’ santi, che per noi intercedono,
come la guerra navale contro il Turco a tempo di don
Giovanni d’Austria all’orazione de’ Fratelli del Rosario
si riferisce, e quella rotta che diede Leone IV papa a’
Saraceni ad Ostia alle sua pie benedizioni, e celebrazioni
di messe, e sacra Eucarestia, che diede a’ soldati,
animandoli divotamente; perché invero per ragione di
santità gli antichi fomentavano quella religione, che falsa
non conoscevano, come dice Socrate in Basilio e Cicerone,
come cosa utilissima al viver civile e d’ogni legge
più necessaria. Quanto maggiormente noi – che siamo
certi d’aver la verità del Cielo e ne speriamo delle nostre
operazioni, con saggio grande per li miracoli avuti,
sì alta ricompensa, che Nostro Signore ci promette e che
i Gentili, sotto velo di falsità diaboliche tessute, conoscevano
– doviamo predicare e argomentare, acciò gli uomini
disprezzino questa vita presente per amor della
patria e, per quella morendo, securamente passino alla

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