Tommaso Campanella, Poetica, p. 408

Precedente Successiva

e san Lorenzo e d’angioli santi. Verso l’ultimo s’introduce
repentina miseria e infelice morte del capo innocente
e, per far l’atto più funesto, s’aggiongono morti di
pargoli innocenti de’ cittadini e altri seguaci buoni; ma
però il morto non si farà mai apparire nel cospetto del popolo,
acciò non franga la finzione e, ricordandosi che
ella sia finzione, non compatisca intieramente: però
alcuno messo o nunzio la raccontarà al più caro del
defunto o al pubblico, con tutti i modi, gesti, parole
compassionevoli, che si richieggono in simil fatto, dicendo
la guisa de’ fanciulli morti, almeno alla madre,
l’intrepidezza del moriente per la ragione o carità, od altre cose a queste somiglianti; Orazio:

Nec coram populo natos Medea trucidet.

Per questo è da sapere, che come parte principale
s’introduce il coro, che rappresenta il popolo od altra
moltitudine, il quale saria una congregazione d’uomini
giusti; e alle volte si raddoppia, facendosi cori di donne,
di soldati, di cittadini, di sacerdoti: e d’angioli e’ si può
far presso noi, quando si porta l’anima del moriente.
Il coro dunque terrà sempre la parte della giustizia e
religiosità, attristandosi de’ mali soprastanti a torto, né
rallegrandosi de’ beni, ma la loro durata biasimando,
apprezzando li beni eterni e pregando quelli a’ buoni,
e vendetta agli ostinati maligni, penitenza all’ignoranza
e fragilità.

Per ordinar bene queste rappresentazioni bisogna essere
molto prattico nelle istorie sagre e profane, e perché
dal vero tutto il suo argomento si piglia, il modo,
il tempo e il luogo s’accoppiano al proposito d’insegnare
e muovere ultimamente.


[XXII. La commedia].

La commedia si è nata da quei giovani, che già cantavano
per le contrade, e dal trattenimento che i prìncipi
sogliono dare a’ popoli per sollevargli dalle fatiche e
mitigare le loro miserie, facendoli scordare con tali

Precedente Successiva