Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 113

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nostro è pur insieme argomento, perché non c’informiamo di
tutta la cosa, ma patimo in parte di fuori, onde san Paolo chiamò
altamente scienza ex parte questa nostra che in Dio sarà perfetta,
dove il tutto delle cose conosceremo. L’anima dunque umana si appella
mente quella che Dio infonde, quella che con le bestie abbiamo
commune, spirito. Onde san Paolo dice che «se lo spirito ora,
la carne ora e la mente è supervacante senza effetto», perché lo
spirito nasce dalla carne e dal sangue, e noi di spirito, carne e membra
siam composti, come espone qui sant’Agostino e Sopra il Genesi,
dicendo che il viro sia la mente, femina lo spirito, serpente
la carne, e così dal serpe alla femina e dalla femina all’uomo il peccato
trascorre secondo lui, Origene e Gregorio.
Tacciano i teologi volgari, che per seguire Aristotile trascurano
la santissima verità della scrittura divina, e li proprii sensi negano.
Vero è che spesso si confondono le voci, e spirito si dice la
mente e l’angelo e Dio; e Salomone chiama la mente senso molte
cose cogitanti. Ma questa mente, alli bruti negata, altrove s’appella
intelletto, dicendo Davide che non l’ha il mulo e il cavallo. Ma
Iob dona intelligere al gallo. E perché i teologi così usano chiamare
la mente, benché san Tomaso la cogitativa mortale pur chiama
intelletto, ci asteneremo di dire che ogni cosa ha intelletto; ma
ragione sensitiva e non mentale potremo attribuirli, poiché Cristo
dona prudenza al serpe, e san Pietro conosce ragione in ogni cosa.
Anzi Aristotile nell’ottavo della Fisica disse: «Ogni ordine è ragione,
e dove ci è ordine ci è ragione». E non diremo però le
bestie razionali, essendo ricevuto il contrario; ma dicendo irrazionali
intenderemo non mentali; e diremo che la scienza discorsiva
è più ampia, ma non più certa della sensitiva, e che la mente
che Dio all’uomo infonde sia forma di tutto il corpo, perché è indipendente
e incorporea, e può più temperamenti abituare, ma
che principalmente abiti nello spirito, e ch’essa nulla operazione
propria tiene, ma sente, discorre e intende con lo spirito, perché

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