Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 116

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che tutti gli argomenti di Galeno con li quali prova che i costumi
sieguono il temperamento, e del Telesio che sian naturali facultà,
nulla nuocono all’immortalità della mente, né al libero arbitrio,
come certi teologi sospettano, e son causa di proibire libri illustri
e sensati e necessarii, perché devriano questi savii mirare
la gran lussuria delli cocenti temperamenti, la castità de’ temperati
calori, l’ignoranza delli flemmatici, l’arguzia de’ malinconici,
l’allegria de’ sanguigni e la clemenza, e poi parlare. E san Tomaso,
parlando della speranza, pure dice che i giovani sono di confidenza
e di speranza grande per il vivace calore delli spiriti, e li
vecchi diffidenti e timorosi per la freddura.
Né per questo resta che la mente non sia libera e possa proibire
i vizii naturali e comandare gli atti di virtù non naturali, poiché
vedemo noi per timore dell’inferno, anzi di temporali pene e per
amor d’amici, non che di Dio, gli uomini astenersi dagli atti viziosi
naturali a loro. E se non ponno acquistar l’abito, nulla importa,
perché Dio non premia gli abiti d’Aristotile, ma l’opere buone, e
chi le fa con repugnanza di natura, più merita appresso Iddio e gli
uomini giudiziosi. Alla virtù dell’obbedienza della legge per timore
e amore tutti siano naturalmente inchinati. Agli altri atti, chi
bene e chi male è affetto, ma tutti si ponno frenare, ma non sempre,
onde i teologi accorti trovarono che non si può tutti peccati
schifare, ma ogni singolar peccato sì, e al bene operare l’infuse
virtù secondo Dio meritando si ricercano.Ma san Paolo, dicendo
che la prudenza carnale non è né può essere soggetta alla divina
legge se non per forza, manifesta i vizii esser naturali, e così pure
le virtù, e poi dice ch’esso fa quello che non vuole, e non fa quello
che vuole, e mostra tutta questa dottrina nella propria persona,
dopo essere dallo spirito santo in grazia confermato.
La Fisonomia d’Aristotile pur mostra che i vizii e le virtù sieguono

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