Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 118

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natura giustifica, generosa e clemente e prudente, come gl’italiani.
Li spiriti sottili e impuri sono sagaci di senso, di discorso interrotto,
fraudolenti, timidi, e mostrano audacia, invidi, crudeli,
coprono i vizii, mostransi onorati, si servono del vantaggio, come
gl’ispani, non tutti, ma li moretesi, e gli Egizii. Li grossi impuri
sono stolti, superbi, irragionevoli, di nullo discorso, quello che
a prima sentono credono, sono di proprio parere, crudeli, fieri,
audaci, atti all’armi scoverte, senza fraudi e simulazioni: tali sono
i Turchi, i Mogori e Tartari. I grossi e puri son di pochi discorsi
ma chiari e sicuri, atti alla legge, alla meccanica, al governo, alla
giustizia: tali sono i Veneziani e gli Aquitani. Questi temperamenti
si variano in più e meno in diverse regioni.
CAPITOLO 32
Se l’anima del mondo ci sia e perché sia
Detto abbiamo di sopra che quanto l’uomo ha dentro sé, imita di
fuori, e che sia bello filosofare dagli atti esteriori agli interiori; e
perché si vede che tutta la casa e città è formata come il corpo, e
che noi di fuori facciamo opere simili a quelle di dentro, resta di
vedere se l’anima si consegli dentro come fuori.
Noi facciamo la guerra contra nemici, come lo spirito dentro
contra gli umori tristi che si dice febre. Passeggiamo in sala,
com’ei nelle celle della fronte. Quando siamo allegri, andiamo in
piazza a farci vedere da altri; così lo spirito viene agli occhi e par
lucido e manifesto. Quando stiamo mesti in lutto, ci ritiriamo; e
così egli fugge ai penetrali e fa turbar il volto senza lume. Quando
ci muore l’amico, vestiamo a nero e non vogliamo magnare, né
far altre opere per vivere necessarie; e lo spirito dentro non scaccia
le fuligini e resta oscurato, né fa li debiti moti del cuore, e poi
sforzato a farli sospira - ché questo è il sospiro: pigliare in un punto
il fiato di molti movimenti tralasciato -, e poi s’inferma per
scacciare le fuligini, come noi per l’afflizione, e quella è febre efimera.

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