Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 121

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LIBRO III
CAPITOLO 1
Il cielo e le stelle esser ignei e senzienti
Il precedente libro ha fatto noto essere il calore sensitivo assai, e
che l’anima de’ bruti non sia altro che spirito caldo, mobile e passibile,
e che più sensitivi siano i più caldi animali. Or ne segue
dunque che il cielo sia d’ogni senso acutissimo dotato, perché nella
nostra Filosofia dimostrato abbiamo esser tutto di natura di fuoco,
poiché ogni stella manda in giù luce e calore, ma più il sole
per la maggior grandezza e vicinanza, e ogni fuoco del mondo
uscir del sole si è visto, perché o dalle pietre o fregati legni fuoco
cavamo per esser generati dal sole, il cui calore inchiuso e addensato
contengono, sì che non può senz’aiuto di percosse svellersi e
manifestarsi; e nelli specchi, ove la luce unita più s’invigora nel
modo che fan le luci degli altri fuochi nostrali, accendere il sole
s’è visto e far fuoco univoco al nostro; e sotto i tropici arsiccia e
adusta dal troppo caldo solare, ove più dimora, esser la terra ognuno
afferma.
Dunque altro elemento di fuoco che il sole è vano pensiero a
credere, poiché quel fuoco sublunare di Aristotile non si vede mai

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