Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 124

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accorgersi, né filosofare, ma chiacchiare. Il moto essere
operazione del calore in ogni ente si vede; il cielo dunque da lui
moversi altrove si è provato bene, e al fuoco fuor della sua sfera
conviene moto retto per tornare a quella, ma in quella circolare
solo convenirli, perché né in su, né in giù andando, e sendo di natura
mobile, per perpetuarsi moto circolare convien che pigli.
CAPITOLO 2
Il cielo e le stelle moto regolare e irregolare
dalla propria virtù sensitiva della conservazione propria
avere in commune e particolare

Perché ogni senso è mutamento del senziente e il cielo è mutamento
non solo di luogo, ma riceve de facile per la sua sottilezza
ogni passione, diremo che sia sagacissimo e convenire alla Maestà
divina far il seggio delle sue bellezze e gloria non morto e stupido,
ma vivo e sensato. Non ci è nazione al mondo che non creda Dio
essere in cielo come in luogo lucido, nobile e puro; et egli disse ad
Isaia il cielo esser sua sedia e la terra sgabello. Questo s’intende
nelle sue dimostrazioni, perché Dio non tien bisogno d’appoggio,
ma ogni ente in lui s’appoggia e vive; ma Dio la vita più e la gloria
e beatitudine mostra in cielo che altrove; però conviene dire il
cielo vivo e conoscente, il che mostra il suo moto.
Nulla cosa qua giù si fa se non dal sole e dalla terra composta,
come in Filosofia dimostrai. Or perché gli animali si movono e
il moto non è proprio di cose grosse come la terra, ma di sottili come
il cielo e l’aria, bisogna che gli animali dal cielo abbiano il moto.
E perché il moto è di senziente virtù operazione, mentre or qua
e ora là, ora dentro, ora alla circonferenza il senso move l’animale,
negare il cielo non senta è così ignoranza come a torli il moto.
Vero è che il suo moto non è a diverse posizioni come il nostro,
perché noi, essendo di corpolenza e di spirito composti, se sempre

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