Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 13

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dal nemico, si concentra, cresce e piglia forza, come il caldo
sotterra l’inverno e fra nubi chiuso e il freddo delle grandini
manifestano, e fanno tutti quelli atti che gli animali fanno; e il
fuoco e la terra con perpetue nemicizie s’uccidono. Dunque è forza
dire che l’uno conosca l’altro esser suo nemico, e che, per conservarsi,
cerchi ammazzarlo, laonde nasce la debilitazione loro e
la generazione di cose miste, e la corruzione di quelle che si transmutano
per tal pugna. Non ci saria dunque nel mondo generazione
e corruzione, se non ci fosse contrarietà, come tutti fisici
concedono; e se l’un contrario non conoscesse l’altro esser suo
contrario, contra quello non pugnarebbe. Sentono dunque tutti.
Di più il fuoco, vincendo parte di terra, l’assottiglia e se ne va
in alto al suo consimile cielo focoso, e la terra, posta in su, con impeto
al basso fugge; e come ogni animale fugge i contrarii e va alli
suoi simili e alla sua tana, e gli uomini con gli uomini vivono,
lupi con lupi, pesci con pesci, il medesimo si vede tra li corpi
magni.
Tutti dunque sentono; altrimenti il mondo sarebbe caos, perché
il fuoco non andaria in alto, né l’acqua al mare, né le pietre caderiano
in giù, ma ogni cosa dove fusse posta si rimanerebbe, non
sentendo la sua destruzione tra contrarii, né la conservazione tra
simili. Dunque, veracissimo argomento del loro senso è l’ordine
del mondo, e il producimento delle cose, e la controversia e pugna
similissima a quella degli animali senzienti. Anzi bisogna dire
che gli animali dalli corpi primi abbiano questa virtù di sentire; e
gran bestialità è d’Averroè che chiama gli elementi corpi imperfetti,
e queste misture di essi, deboli e mezzi consumati, perfetti,
perché imperfetti sono, non avendo le qualità soprane, come gli
elementi, e tanto più se son misti di cose contrarie repugnanti tra
loro, onde interna infelicità et esterna sentono; ma gli elementi
l’han solo esternamente.

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