Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 130

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beatifica, e sì come qua giù molte luci si attraversano,
toccano e sentono, così le luci là su sono distinte e unite, e l’anime
ancora a loro simili.
Ma le parti inferiori del cielo non han tanto sentimento sicuro
e felice; e però è verissimo che Dio in cielo fa gran mostra di sé, e
noi non possiamo vedere quelle cose, come dice san Clemente,
perché li vapori dell’aria, perpetuamente ingombrata dalla terra
esalante, e la guerra che ci è tra il cielo e la terra, impedisce la nostra
vista che stiamo in mezzo della guerra e del fumo delle bombarde;
ma, quando sarà purgato il mondo, tutto si vedrà.
Di più, il corpo nostro è opaco e solo ha trasparenti gli occhi,
i quali hanno la cornea tunica dura, e l’uvea, e l’umor acqueo, che
ricevono la luce grossa e alterata; però non potemo vedere le cose
spirituali: ci passano innanzi li venti e l’aria, e non li vedemo;
assai manco vedemo gli angeli e demoni, delli quali il mondo è pieno;
ma uscendo l’anima da questo opaco antro (così pinge Platone
il corpo e lo stato nostro) vedrà l’aria, il vento e gli angioli e
ogni cosa sottilissima, ché non ci sono i pannicoli e umori degli
occhi che impediscano, e più vedrà quella ch’è più pura; e lo spirito
nostro aereo aria si farà e cielo, e così si fa continuamente esalando,
né torna a noi più, ché gli piace meglio la libertà, e si fa una
cosa con l’aria. Ma l’immortale mente non resta aria, ma sale fin
alle stelle, se dall’infezione del corpo non è macolata, e quivi si
deifica e glorifica, come dice la sacra teologia con prove lunghe e
ragione gravissima accertata.

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