Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 142

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che fu il mondo fin mo, e sempre si camina a quella, e ogni causa
antecedente è causa o concausa o segno della conseguente e della
coetanea, come in Metafisica mostrai, si può dire che l’effetto
prossimo sia nell’aria noto in cui quel caldo e stimolo di correre e
di sdegnarsi e di cader insieme dovevan farsi, ché non solo li preparamenti
umani degli uccisori, ma i preparamenti delle altre cause,
in aria si fanno e conoscono.
Aristotele stupito di questo, dopo aver negato che Dio mandi
sogni, perché li mandaria a savi e buoni e non a vecchiarelle, dice
che questi son fatti dalla natura perché la natura è sapiente e demonia,
e così è forza che conceda senso all’aria, poiché altra natura
non entra a communicare in sogno. Ma che Dio mandi i sogni,
e gli angeli, altrove io dimostrai, e che questo argomento d’Aristotele
nasce dal vedere che Dio poco cura di questa sua sapienza
che innanzi a Dio è stoltizia; ma a Gioseppe e a Daniele e a tanti
mandò sogni tali che né aria, né angelo senza rivelazione divina potevano
intenderli e predire. Ma che nell’aria le future cose si presentiscono,
mille istorie n’abbiamo, che a tempo di guerra si sono
visti uomini guerreggiar in aria e s’è inteso strepito d’arme, dice Plinio,
e il libro de’ Maccabei e di Gioseppe cavalli armati e uomini
con loriche e lancie figurati in aria scrivono essersi visti nella
espugnazione di Gerosolima molto innanzi, e spesso in Roma segni
varii, e nel Mondo nuovo poco prima che vi andassero li Spagnuoli,
perché ogni preparamento nel senso commune dell’aria è
noto, et essa s’imprende di quelle forme simili, come noi, quando
dormimo, figure di nemici armati e di serpi e d’altre cose vedemo,
risvegliati in noi dalla passione li moti sopiti di cose tali. Così potemo
dire che l’aria sogni e figuri quel che ha da essere, poich’è spirito

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