Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 164

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Constava di tre scienze, come Plinio narra, quest’arte {la magia}, cioè della
religione, medicina e astrologia. La prima serve per purgar l’animo
per farsi atto alle conoscenze e amico della prima causa, e
per imporre fiducia, onore e riverenza negli animi di quelli ai
quali s’applica. La seconda per conoscere le virtù dell’erbe, pietre
e metalli, e la simpatia e antipatia tra loro e con noi, e la complessione
e attitudine a patire e operar dell’uomo che ha bisogno di
quelli. La terza per conoscere il tempo di operare e il simbolo che
con ogni cosa han le stelle fisse, erranti e li luminari, che manifestamente
sono causa delle virtù e mutazioni di tutte cose. Onde
nell’Evangelio di san Matteo sono lodati quei Magi che conobbero
dalla cometa la natività del monarca del mondo, perché Dio
all’investigatori delle opere sue e ammiratori mostra non solo quel
che cercano, ma più grazia dona loro di arrivare a cose soprannaturali,
essendosi purgati e disposti con le virtudi: tanto è benigno
e amoroso l’Autor nostro.
Questa, dunque, sapienza è speculativa e pratica insieme, perché
applica quel che intende all’opere utili al genere umano. Stimò
Plinio che quest’arte sia a tutti naturale e che il fare miracoli
penda da lei. Però mette Moisè esser stato gran mago come gli
egizii Iamnes e Mambre, che pugnaro con lui, e dice ultimamente
in Cipro essersi trovata magia, imperoché san Paolo fece accecare
Elimas mago, e poi lo sanò in presenza del proconsole Sergio
Paolo in quell’isola; né crede che ci siano demonii, perché
Nerone investigò quelli, e cercò alcuno che gli mostrasse, e non
ne vide mai uno; talché pensa la natura essere Dio infuso in ogni
cosa e operare secondo la sapienza nostra, che servirsi sa delle
opere sue. Ma Trismegisto sapientissimo dice che l’uomo è un
miracolo del mondo, e più nobile delli dèi o eguale, e che però abbia
potestà tanta nel suo senno che può far dèi di marmo e di
bronzo, e dargli anima sotto a certe costellazioni, e ricever risposta

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