Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 170

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la legge romana l’afferma come cosa nota, e tanti che mutan gli
animi e la vista, e fan vedere quel che non è, e son pur scelerati,
e poca fede hanno nel Creatore.
Per questo argomento io dico della terza magia. In molte azioni
di queste s’interpose il demonio, in molte fu solo corso naturale
e nullo atto si può dir miracolo. Quello che in sepoltura andava,
non era morto veramente, ma lo spirito stava nella cavità del
cerebro affannandosi per vincer l’umore nemico, e così tutto il
corpo restò senza senso e moto, come avviene nell’apoplessia che
si perde il polso e il moto arbitrario, e la respirazione è tanto fiacca
che non si scorge se non mettendo un pelo alle labbra per vedere
se si muove, e come avviene nella strangulazione dell’utero,
che con fetidi vapori si revoca lo spirito alla testa, ch’era andato a
soccorrere all’utero e lasciato il corpo senza moto. E pur nella
grotta d’Agnano muoiono, e poi resuscitano con l’acqua che spaventa
lo spirito, e lo fa uscire a soccorrere il nuovo male, mentre
prima stava affannato a vincer il vapore infetto che il cerebro aveva
assalito. Talché pareva morto quel che andava così portato, e
Asclepiade, medico accorto, lo fece fermare nel tempo che cessava
la pugna del morbo, e revocò fuori lo spirito con odori e simili
cose. Ma i Romani, che furono nemici de’ medici e li bandirono
di Roma, come anche gli astrologi, poco conobbero questo e stimarono
che fusse miracolo.
Lo stesso narra Abenragel di uno che risuscitò alcune ore, poi
che la direzione passò dalla stella malefica alla benefica; e di Scoto
e di Macone si leggono questi trasmortimenti e si vedono ogni
dì. Ma non si sanò mai per natura un quatriduano fetido, come
fè Cristo, né come Eliseo e tanti santi han fatto solo con l’invocazione
del nome divino. Di Iamnes e Mambre concede sant’Agostino
l’azione, ma l’attribuisce al demonio, il quale non ha

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