Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 177

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artificiosa e una mosca volare da se stesse; ma, finché non
s’intende l’arte, sempre dicesi magia: dopo è volgare scienza.
L’invenzione della polvere dell’archibugio e delle stampe fu
cosa magica, e così l’uso della calamita; ma oggi che tutti sanno
l’arte è cosa volgare. Così ancora quella delli orologi e l’arti meccaniche
facilmente perdono la riverenza, ché si fanno in corpi
manifesti al volgo. Ma le cose fisiche e astrologiche e religiose rarissime
volte si divulgano; però in queste gli antichi ritiraro l’arte.
CAPITOLO 6
Li affetti naturali che muove il mago per venire al suo effetto
Lo spirito animale, perché è di natura mobile e passivo, è atto a
patir di ogni cosa, e imprendersi di quella molto o poco a tutte
le maniere; e l’anima, che in lui sta involta, seco patisce e s’infà.
Le passioni principali sono dolore e voluttà; questi sono esquisiti
sensi del male o del bene presente. L’amore e l’odio sono tendenza
verso il bene o contra il male che non è al senso unito, ché,
quando è unito, o deletta o addolora. La speranza e il timore son
fuga del male o sequela del bene assente per qualche presente utile
conosciuto. La fiducia è senso di qualche cosa onde s’argomenta
un bene certo, e il contrario è la diffidenza. La fede è madre
della fiducia, perché è senso di quella cosa buona, non dico
presente ma lontana, e quel che di questa buona sensazione si spera
per argomento, è la fiducia. L’imaginazione vera è quando lo
spirito s’infà di una cosa e se la pensa com’è, non pigliando altra
per quella; la prava è quando talmente viene affetto lo spirito d’una
cosa, che non può muoversi d’altro moto, ma ogni moto li sveglia
quel medesimo e quello copre gli altri.
Or chi sa tutti questi effetti nell’uomo ingenerare, con erbe,
azioni e altre cose opportune, mago si può appellare.

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