Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 18

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stupisco che nel libro Dell’Anima nega poi alle piante il senso, non
che agli elementi, di contradire al gran Pitagora vago.
Ma se questi autori vogliono che questo istinto sia da Dio immediatamente,
e non impresso nella forma naturale, tutti gli argomenti
soprascritti sono contra loro. Se dicono ch’è nella forma
impresso, poiché questa impressione è facoltà di operare e non
violenta, bisogna dire che sia senso e conoscenza. Ma rispondono
che la saetta dal balestriero indirizzata va allo scopo senza sentirlo;
e così le cose di Dio instrumenti sono ad ogni atto indirizzati.
E io dico che questo esempio gl’inganna, perché Dio è alle cose
intrinseco più che le stesse forme, dice sant’Agostino, e non tira
al fine se non con l’istesse nature, imprimendo virtù, non solo
d’andare al fine, ma di saper andare, altramenti saria Dio eguale a
noi che, per non poter dar virtù alla saetta, le doniamo violenza
che dura pochissimo, e struggemo la saetta. Di più le cose, essendo
impedite, non torneriano a correre verso il medesimo fine come
sempre fanno; ma la saetta si resta.
E perché Salomone dice che la prima sapienza attinge dall’un
fine all’altro del mondo velocemente e fortemente, ma dispone
ogni cosa soavemente, è da stimare che a lei tutte le nature obediscano
andando ai fini loro con quelle virtù che hanno ad ubidire.
Però, com’è assurdo dire che non scaldi il calor del fuoco e che non
raffreddi la terra col proprio freddo manifesto, ma con altro impulso
ignoto, così sconviene affermare che la natura senta il fine e
operi per quello senza il senso che ella tiene, o che non lo tenga. E
veramente ogni senso è partecipanza della prima sapienza, come
dice Salomone; e san Tomaso ogni forma partecipanza di Dio esser
dice. E perché Dio è potente, sapiente e amante ottimo, io mostrai
in Metafisica che tutti gli enti si compongono di Potenza, Sapienza
e Amore, e che ognuno è perché può essere, sa essere e ama essere,
combatte contro il non essere, e quando gli manca o il potere o
il sapere o l’amore dell’essere, muore o si trasmuta in chi n’ha più.

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