Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 186

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umano e dello spirito vivo, ma non dell’ottuso e materiale e commune,
ch’ei pure nell’aria senso conobbe, di cui si fanno i corpi
de’ demonii, benché non avesse atteso a filosofare in questa fisica.
Qui puoi vedere che, sendo suffocato nei crapuloni il calore
nativo per li molti cibi, si fanno le ostruzioni e debolezze delle parti,
il nutrimento non può passare, sendo pieni li pori; così il calore
si multiplica in molta corpolenza e fa la putrefazione.
CAPITOLO 9
Nelli enti sfatti restar senso antecedente e nuovo;
prove mirabili in magia

Ma non solo il senso ottuso, che narrato abbiamo restare nelli
morti, s’esperimenta, ma ancora la passione e affetto particolare
della senziente natura; onde la magia ha ricevuto gran negozio.
Se farai un tamburo di pelle di lupo, e un altro di pelle d’agnello
o di pecora, e più di quella che del lupo qualche volta paura
ebbe, trovarai che, sonando il tamburo del lupo, quel di pecora
si rompe in pezzi. Chiaro argomento che la passione solita,
nelle cose sopita, si sveglia, onde la pelle si ritira e pate, come noi
vedendo il nemico ci ritiriamo, e se ci è nominato quello di cui
abbiamo gran paura, tememo, e li capelli s’arricciano, tirandosi
dentro lo spirito e stringendosi la pelle della testa; e quando è
nominato il demonio, li fanciulli paurosi si spaventano e rizzano
il pelo, perché apprendono la paura che da quello è loro solito
farsi.
Pur la stessa cosa fa altri allegrare, li quali ne speran bene, altri
temere. Temono in galera i Turchi assaltati da Cristiani, ma li
schiavi s’allegrano, ché quelli la morte, questi la libertà presentiscono,
né ci è uomo che abbia da patir qualche disastro che non
se lo senta prima in qualche spontanea lassitudine o diffidenza o
temenza insolita, perché nell’aria, ove si fa, il senso ci è e communica
a loro. Così, patendo la pecora dal lupo, resta la passione sopita
e si sveglia, come la nausea a chi vede il cibo che altre volte

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